Rovereto fu fondata in un punto strategico della Vallagarina. Nel medioevo Guglielmo di Castelbarco costruì o riedificò il Castello di Rovereto e dotò la città di una prima cinta muraria. Rovereto diventò diventò un luogo più sicuro e sede di mercato. La Via Imperiale attraversava il torrente Leno sul Ponte Forbato e proseguiva verso nord lungo la Contrada della terra.
Il Quattrocento fu l’epoca della dominazione veneziana, che ha lasciato un’eredità importante nel Palazzo del Podestà, nelle nuove mura cittadine e nell’ammodernamento delle opere difensive del castello. Agli architetti militari della Serenissima si deve il progetto del grandioso torrione Malipiero e di bastioni muniti di decine di cannoniere. In epoca veneziana fu costruita la chiesa dedicata a San Marco.
Nel 1509 Rovereto tornò sotto il controllo dell’Impero. Massimiliano I d’Asburgo confermò gli antichi privilegi ed elevò Rovereto al rango di città. Nel corso del Cinquecento si sviluppò la lavorazione della seta, agevolata dall’applicazione dell’energia idraulica al processo di filatura. L’acqua muoveva le ruote di mulini sorti in vari punti della città grazie a un complesso sistema di rogge che canalizzavano l’acqua derivata dal torrente Leno.
Nel Settecento la lavorazione e il commercio della seta arrivarono ad occupare circa cinquemila persone. La crescita economica permise lo sviluppo urbanistico e culturale e si riflette nella ricca decorazione dei palazzi e degli edifici di culto. Nella chiesa di San Marco furono commissionati nuovi altari marmorei. Lungo la strada verso Trento (oggi Corso Bettini) sorsero numerosi palazzi signorili. Nel 1750 venne fondata l’Accademia degli Agiati. Nacquero scuole e istituzioni culturali. Rovereto era chiamata “l’Atene del Trentino”, la “città dei lumi”.
Lo scoppio della prima guerra mondiale interruppe un’importante fase di sviluppo urbanistico e dell’industria. Nel 1915 la città venne a trovarsi sulla linea del fronte e fu evacuata, poi fu devastata dalle bombe e dai saccheggi.
Rovereto è conosciuta come la città della pace. Per non dimenticare i terribili anni del conflitto si decise di realizzare il Museo della Guerra e con il bronzo dei cannoni venne fusa la grande Campana dei Caduti, che con i suoi cento rintocchi trasmette ogni giorno un messaggio di pace.